Anatomia di un Leader

di Francesco Fabiano – È facile ora criticare Matteo Renzi, uno sport tipico italiano è infatti quello di accanirsi su chi perde o su chi è in difficoltà. Indubbiamente la sconfitta al Referendum sulle riforme costituzionali del 4 dicembre è soprattutto una sconfitta di Matteo Renzi. Prova ne è la sagace vignetta di Giannelli sul Corriere della Sera, che evidenzia come, se si esclude il ministro Giannini, l’unica assenza nell’elenco degli attuali ministri, rispetto a quelli del precedente governo sia proprio quella di Matteo Renzi.

Gli errori, di strategia politica e di comunicazione, sono stati tanti. Ma si possono cristallizzare in due frasi simbolicamente pregnanti dello stesso Matteo Renzi.

La prima pronunciata ad inizio campagna elettorale, il famoso: “Se perdo mi dimetto”. Oltre a personalizzare su di sé, catalizzando e riunendo tutti i suoi nemici in un unico fronte, è stato un errore grave perché ha esposto l’intero governo (e tutto ciò che di buono aveva fatto in precedenza) in modo improvvido e altamente rischioso. La seconda frase emblematica è quella pronunciata invece all’indomani della sconfitta, ovvero: “Non pensavo di essere tanto odiato”. Una frase sbagliata per almeno 3 motivi.

Primo perché comunica lui stesso (autocertificando) che le persone che lo odiano sono tante. Secondo perché è una frase che mostra, nella sua ingenuità, lo scollamento dell’ex premier dal “paese reale”; non rendersi conto del sentimento crescente di avversione e di antipatia nei suoi confronti che andava gonfiandosi mese dopo mese, significa non essere “connesso” con i sentimenti profondi del paese. Terzo perché, ancora una volta, suggerisce ai suoi nemici una key word (odio) su cui ancorare ed esasperare le critiche presenti e future nei suoi confronti. 

Se Matteo Renzi vuole tornare Presidente del Consiglio dovrà prestare maggiore attenzione alla comunicazione e soprattutto alla comunicazione di sé. Il coraggio politico (indubbio e riconosciuto da tutti) e la capacità di “metterci la faccia” non devono essere dispiegati in maniera spericolata, a discapito della accortezza e della profondità di analisi e di giudizio. Proprio nel Vangelo di Matteo (nomen omenc’è un versetto altamente esemplificativo che recita così: Siate astuti come serpenti e puri come colombe”. Da un punto di vista strategico Renzi, ora libero dal governo, non dovrà identificarsi con esso (che farà quel poco che potrà) ma dovrà cominciare a dare, come capo del PD, messaggi nuovi (a destra e a sinistra) per cercare di recuperare il più possibile elettori e consenso in entrambe le direzioni. Ma la sua vera sfida sarà nei confronti dell’Europa. Lì  si giocheranno le battaglie future e lì si dovrà ancorare la nuova strategia di Matteo Renzi. Smarcandosi il più possibile dalle attuali e paludose politiche finanziarie restrittive, facendo grandi battaglie ideali e al tempo stesso concrete, non avendo paura di andare controcorrente anche con idee nuove, rivoluzionarie e sorprendenti. Come diceva il grande G.K. Chesterton: Una cosa morta va con la corrente, solo una cosa viva può andare controcorrente”.

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